CRISI INPGI, SALVARE LA PREVIDENZA DEI GIORNALISTI ITALIANI È UN OBIETTIVO DA PERSEGUIRE CON DETERMINAZIONE*

CRISI INPGI, SALVARE LA PREVIDENZA DEI GIORNALISTI ITALIANI È UN OBIETTIVO DA PERSEGUIRE CON DETERMINAZIONE*

Salvare la previdenza dei giornalisti italiani è un obiettivo da perseguire con determinazione. Con la recente sentenza delle Sezioni Unite Civili della Cassazione il tema degli uffici stampa e del versamento dei contributi all’Inps piuttosto che all’Inpgi irrompe a gamba tesa tra i temi della Commissione istituita dal decreto-legge Sostegni bis, per definire compiutamente la situazione e il futuro dell’Istituto entro il 20 ottobre 2021.

La motivazione della sentenza n. 21764 del 29 luglio 2021 delle Sezioni Unite Civili della Cassazione spiega in modo chiaro e definitivo perché vanno versati all’Inpgi 1, e non all’Inps, i contributi previdenziali che vanno corrisposti dai  giornalisti dipendenti degli  uffici stampa sia della Pubblica amministrazione, che delle aziende private.

La sentenza stabilisce, infatti, che in presenza dello svolgimento di una attività giornalistica l’iscrizione all’Inpgi 1 ha portata generale a prescindere dalla natura pubblica o privata del datore di lavoro e dal contratto collettivo applicabile al rapporto.

La Suprema Corte nell’articolata sentenza che tratteggia tutta la storia dell’Istituto di previdenza dei giornalisti italiani, indicando le varie norme che si sono succedute negli anni e che hanno riguardato la previdenza dei giornalisti italiani, fissa due imprescindibili e fondamentali principi di diritto:1) “deve essere considerata giornalistica l’attività svolta nell’ambito dell’ufficio stampa di cui alla L. 150/2000 per il quale il legislatore ha richiesto il titolo dell’iscrizione all’albo professionale e previsto un’area speciale di contrattazione con la partecipazione delle Organizzazioni Sindacali dei giornalisti”;2) “in presenza di svolgimento di attività giornalistica l’iscrizione all’Inpgi ha portata generale a prescindere dalla natura pubblica e privata del datore di lavoro e dal contratto collettivo applicabile al rapporto”.

Come più volte detto, con questa sentenza si va dare valore a una improcrastinabile verifica nazionale di tutte le posizioni esistenti a livello di Pubblica amministrazione e settore privato, con l’auspicio che la speciale Commissione tecnica istituita nei giorni scorsi a palazzo Chigi a seguito della conversione del decreto-legge Sostegni bis del governo Draghi, in forza della sua autorità – non dimentichiamo al suo interno ci sono sia l’Inpgi che l’Inps –  possa avere contezza dell’entità dei mancati contributi versati nelle casse dell’Istituto.

Spetterà ora ai componenti della Commissione tecnica l’attenta valutazione di quanto affermato dalla Suprema Corte, perché va definitivamente a mettere chiarezza su un tema trascurato da molti per l’assenza in passato di indicazioni normative certe. E il risultato può portare contributi dovuti alle casse dell’Inpgi, attraverso il trasferimento dall’Inps con, in molti casi, anche 5 anni di arretrati, di quanto erroneamente versato. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia abbiamo già avviato nei mesi scorsi questa verifica sul territorio trasmettendo i riscontri all’Istituto. L’auspicio è che la Commissione in forza del suo ruolo e del tavolo di lavoro presente al suo interno possa prendere in considerazione questa importante partita finanziaria, che andrebbe sia a ridurre il deficit attuale, sia a garantire versamenti futuri per i prossimi anni, non solo a breve ma anche a lungo termine.

Va sottolineato, inoltre, che i mancati versamenti sono un danno per tutta la categoria e passano attraverso milioni di euro che non entrano nelle casse di un istituto di previdenza che attendeva questa definitiva “legalizzazione” dell’aspetto contributivo relativo della professione del giornalista negli uffici stampa. Se a questa posta si aggiungono quelle della Legge Rubinacci e della legge Vigorelli, allora i numeri del bilancio dell’Inpgi potrebbero cambiare considerevolmente, potendo così guardare con maggiore ottimismo all’auspicata garanzia pubblica della previdenza dei giornalisti italiani già indicata dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

Ecco la sentenza della Corte Suprema di Cassazione Sezioni Unite Civili, n. 21764 del 29 luglio 2021 (Presidente Giacomo Travaglino, relatore Caterina Marotta). 

*Andrea Bulgarelli, fiduciario e consigliere generale Inpgi per il Friuli Venezia Giulia