AL VIA LE ATTIVITÀ DEL NUOVO INPGI*

Dopo le elezioni del 27-31 maggio, si avviano le attività del “nuovo Inpgi”, l’ente previdenziale per i giornalisti con posizioni di lavoro autonomo.  

Il 3 luglio l’Assemblea dei delegati di tutta Italia (comprendente anche chi scrive queste righe) ha eletto il nuovo Consiglio di amministrazione, che nelle prossime ore eleggerà nel suo seno il nuovo Presidente, e procederà ad altri provvedimenti per avviare la nuova gestione. Ma, concretamente, cosa cambia per gli iscritti? Fughiamo alcuni dubbi, che serpeggiano ancora: i colleghi con contratti da dipendente, per le loro posizioni sono stati trasferiti all’Inps; ma gli iscritti alla ex Gestione separata (la cosiddetta Inpgi 2) sono rimasti dov’erano, con le loro posizioni e versamenti contributivi, nell’ente che ora si chiama semplicemente “Inpgi”. In pratica per i secondi non è cambiato nulla: mantengono i loro diritti e posizioni come lavoratori autonomi, compresi quelli all’assistenza e a una futura pensione. L’Inpgi resta quindi il loro interlocutore per quanto riguarda il lavoro giornalistico autonomo. 

Va anche chiarito che chi mantiene più posizioni di lavoro differenti (per esempio da autonomo ma anche da giornalista dipendente, o da lavoratore o libero professionista in altri settori) verserà i propri contributi nella rispettiva cassa settoriale, e si rivolgerà agli enti previdenziali competenti per ciò di cui ha titolo. E, per le pensioni, le posizioni maturate in casse differenti si assommeranno secondo le regole vigenti. Ma questo è un tema più complesso, da affrontare in un’altra occasione. 

Cosa cambia invece nel “nuovo Inpgi” del lavoro autonomo? Con le elezioni di maggio sono stati eletti 52 delegati da tutta Italia, che hanno poi eletto nel loro seno i 5 membri del nuovo Consiglio di amministrazione: Stefano Gallizzi (Lombardia), Mattia Motta (Emilia Romagna), Massimo Marciano (Lazio), Roberto Ginex (Sicilia), Giuseppe Gandolfo (Piemonte).  

Il Cda è deputato al governo dell’ente, mentre l’Assemblea dei delegati (con l’esclusione dei 5 entrati nel Cda) si è trasformata nel Consiglio di indirizzo generale dell’Inpgi, che ha funzioni di indirizzo, di approvazione dei bilanci e di proposte del Cda, oltre che di determinazione di compensi, gettoni e rimborsi per i componenti degli organi collegiali.Coordinatrice del Consiglio di indirizzo generale è stata eletta la collega Patrizia Pennella (Abruzzo). 

Ora il nuovo Cda sta provvedendo ai suoi primi adempimenti, tra i quali l’ approvazione dell’organigramma e dei servizi, degli schemi di bilanci, la nomina del Direttore. Di particolare rilevanza sarà la conferma o meno dei propri uffici territoriali e della nomina dei fiduciari regionali (servizi di primaria importanza per la funzionalità decentrate dell’ente verso gli iscritti, ma che hanno dei costi non marginali). Nel volgere di qualche settimana il quadro sarà più chiaro. 

Cosa è lecito attendersi nei prossimi mesi, per gli iscritti e le pensioni? Il quadro è complesso: l’Inpgi nel 2023 contava 46.870 iscritti, con circa 26.500 contribuenti attivi tra liberi professionisti e cococo. I redditi dei liberi professionisti erano mediamente di 17.000 euro lordi annui, e quelli dei cococo di circa 10.000 lordi. Ma si tratta di medie matematiche, che comprendono sia chi guadagna ben di più di quella media, sia chi ben di meno.  

Inoltre la platea degli iscritti è molto variegata, comprendendo sia ex lavoratori autonomi divenuti poi dipendenti o pensionati, sia chi – da dipendente o pensionato – svolge delle collaborazioni da autonomo, ma percependo la maggioranza del proprio reddito dall’altra posizione. Ma pure tra gli “autonomi tipo” vi sono posizioni molto variegate: vi è chi ha altre attività principali e svolge solo occasionali collaborazioni giornalistiche, e chi cerca invece di svolgere solo attività giornalistica, per il quale il relativo reddito (e la futura pensione) sono discriminanti essenziali.  

Il dato certo è che i giornalisti autonomi aumentano, ma le retribuzioni restano basse, e solitamente insufficienti a garantire la sopravvivenza personale (per tacere di quella di una famiglia, come pur statuito dall’art. 36 della nostra Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa”).

Vi sono quindi necessità e aspettative differenti: il giornalista dipendente o pensionato che vede il lavoro autonomo solo come un corollario al proprio reddito principale; la situazione simile di chi ha un altro reddito (insegnante, impiegato o altro) e pratica saltuariamente l’attività giornalistica, più che altro per soddisfazione personale. E chi invece cerca di farne la propria professione, essendo però generalmente sottopagato e senza garanzie né prospettive. 

È chiaro che le aspettative ed esigenze di queste tipologie di iscritti sono differenti: chi solo di non perdere i contributi versati, e chi invece ha uno spasmodico bisogno di assistenza, di politiche di welfare mirate…e di una pensione sostenibile. 

La realtà dei fatti è che l’Inpgi può intervenire con i suoi utili (la gestione dell’ex Inpgi 2 è economicamente in positivo) per politiche mirate di welfare e di supporto alle fasce più deboli, come ha già cercato di fare in questi ultimi anni. Ma non può “innalzare le pensioni”, perché queste per legge corrispondono ai contributi versati dall’iscritto. Che, se guadagna poco, versa pochi contributi e avrà quindi castelli contributivi minimi o ridicoli (è noto che l’importo della “pensione tipica” dell’Inpgi per un autonomo è inferiore a quella della pensione sociale Inps…).  

Il che riapre il problema del diritto a un equo compenso per i giornalisti autonomi, da cui poi deriva tutto il resto. E di cui dovremo riparlare. 

Nel frattempo credo bisognerà improntare le politiche dell’Inpgi alla massima attenzione verso le esigenze delle fasce più deboli della categoria, assieme a una gestione sobria e snella dell’ente, per poterne garantire una continuità e i servizi anche nel futuro. 

*Maurizio Bekar, membro del Consiglio di Indirizzo Generale dell’Inpgi.