CRISI INPGI, IL FUTURO DELL'ISTITUTO PARTE ANCHE DA UNA RIFORMA DEL SISTEMA GIORNALISTICO*

CRISI INPGI, IL FUTURO DELL’ISTITUTO PARTE ANCHE DA UNA RIFORMA DEL SISTEMA GIORNALISTICO*

La situazione dell’Inpgi si fa sempre più complessa e articolata. La fine del 2020 ha visto il positivo inserimento nella Finanziaria dell’emendamento presentato dagli onorevoli Filippo Sensi, Debora Serracchiani, Antonio Viscomi che oltre a porre almeno per il 2021 un parziale freno all’emorragia dei conti, ribadisce un importante principio. In pratica l’Inpgi 1 verrà quest’anno “compensato” con l’intervento diretto dello Stato, a titolo di fiscalizzazione, per “l’onere, comprensivo delle quote di contribuzione figurativa accreditate, sostenuto dall’Inpgi per i trattamenti di cassa integrazione, solidarietà e disoccupazione erogati in favore degli iscritti nei limiti e con le modalità previsti dalla legge ovvero dai regolamenti dell’Istituto”.  L’intervento, per i suoi contenuti, ha fatto concentrare l’attenzione di molti sul fatto che l’Inpgi principale è l’unico ente sostitutivo dell’Inps in base alla legge Rubinacci n. 1564 del 20 dicembre 1951 e all’art. 38 della legge sull’editoria n. 416 del 1981. E, solo a prendere ad esempio gli ultimi dieci anni, quelli in cui il peso della drammatica crisi dell’editoria si è fatto maggiormente sentire, l’Istituto ha erogato alcune centinaia di milioni di euro di ammortizzatori sociali senza vedere interventi compensativi da parte pubblica. Il tema della situazione dell’Inpgi è al tempo stesso delicato e complesso. Ed è un argomento di cui, ha detto l’on. Serracchiani nel suo intervento alla Camera, si deve occupare anche il Parlamento.  Sempre nella Finanziaria è stata anche rinviata al 30 giugno 2021 l’ipotesi di un eventuale commissariamento nel caso in cui non venisse trovato un equilibrio nei conti dell’Istituto. Contemporaneamente l’ipotesi di un percorso di risanamento parziale dei conti dell’Istituto, che puntava all’ingresso anticipato dal 2023 al 2021 dei “cosiddetti” comunicatori, ha subito una battuta d’arresto. Uno stop che è visto con soddisfazione dalle varie associazioni di rappresentanza degli operatori della comunicazione, ma che dovrà comunque trovare una soluzione definitiva. Infatti, i comunicatori che fanno anche gli informatori devono scegliere da che parte stare, perché se producono notizie e note stampa per i media o iniziano a versare i contributi previdenziali all’Inpgi o lasciano il posto di lavoro a un giornalista (come peraltro prevede la troppo spesso inapplicata legge 150/2000). Un argomento su cui la Corte Costituzionale con la sentenza n. 112 del 12 giugno 2020 riguardante i giornalisti degli uffici stampa pubblici ha chiesto al Parlamento di intervenire per risolvere le problematiche esistenti. Saranno mesi intensi e complessi, i vertici dell’Inpgi sono attesi a definire un importante piano di azione a tutela della previdenza presente e futura dei giornalisti italiani. Il futuro dell’Istituto è parte integrante di un confronto che non può prescindere da – come ha ribadito il presidente nazionale dell’Odg, Carlo Verna, nella conferenza stampa di fine anno a fianco del premier, Giuseppe Conte –  una riforma complessiva del sistema giornalistico, ampliandolo alle nuove professioni dell’informazione, con l’aggiornamento dell’ormai superata legge istitutiva dell’Ordine dei giornalisti di quasi 58 anni fa.*Andrea Bulgarelli, fiduciario Inpgi per il Friuli Venezia Giulia