LA RASSEGNA SUI GENERIS DI LUGLIO

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere.

Dall’1 al 6 luglio 2024 

Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport, Corriere dello Sport.

Le firme In prima pagina: 958 firme maschili e 283 femminili; 

Editoriali, commenti e analisi: 174 maschili e 22 femminili; 

245 interviste a uomini, 56 a donne. 

Settimana molto condizionata dalla politica estera con le elezioni in Francia, la campagna elettorale americana con l’incognita Biden, i risultati attesi, ma comunque clamorosi, delle consultazioni nel Regno Unito con la vittoria schiacciante dei laburisti. Avvenimenti uniti dal filo di una presenza femminile sempre più importante. Cominciamo proprio da questo: in Gran Bretagna il premier laburista Keir Starmer ha nominato a tempo di record il governo con quattro donne ai vertici del potere: Rachel Reeves, economista, prima donna Cancelliera dello scacchiere: il Sole 24 ore la mette in prima pagina con grande foto e la chiama Cancelliere all’esterno e Cancelliera all’interno; l’altra donna di punta sarà Angela Rayner, sindacalista, vice premier; Yvette Cooper ministra dell’Interno, veterana del Labour eredita il complicato dossier migranti; Shabana Mahmood, avvocata, ministra della Giustizia e Lisa Nandy di origini indiane, ministra per la Cultura. Sono tutte molto giovani, fra i 40 e i 50 anni e rappresentano tutte le anime laburiste. 

Ma anche da noi ci sono altre figure femminili emergenti: ha infatti destato fibrillazioni nel centrodestra l’intervista al Corriere della sera di Marina Berlusconi che, con poche parole accuratamente pesate, ha comunicato la sua sintonia con la sinistra in tema di diritti, affermazioni che hanno mandato in subbuglio il centrodestra e dimostrato comunque anche da noi la centralità delle donne in questa fase politica italiana, ma pure che sui diritti c’è uno sdoganamento nella società che copre centro, destra e sinistra. Abbiamo visto poi un ampio dibattito sul tema dell’antisemitismo un altro dei motivi di questa settimana, con il servizio realizzato da una unità investigativa di Fanpage, sui comportamenti razzisti e antisemiti dei militanti del movimento giovanile di Fratelli d’Italia. “Alla mia età dovrò essere cacciata dal mio paese come già sono stata cacciata una volta?”, ha commentato con dolore la senatrice Liliana Segre dopo aver guardato i filmati, acquisiti dalla Commissione parlamentare da lei presieduta e anche dalla Procura di Roma. L’intervento diretto di Giorgia Meloni, ha generato una serie di reazioni e commenti: argomento quanto mai divisivo e doloroso anche all’interno delle comunità ebraiche. Fra le tante opinioni, abbiamo letto sul Manifesto un bel commento di Mariangela Mianiti sul giornalismo sotto copertura fatto dalle donne. È stato inventato nel 1880 da una cronista americana, Nellie Bly, che lavorava per il New York World di Joseph Pulitzer. Si finse pazza per entrare nell’ospedale psichiatrico di Manhattan e raccontò le condizioni in cui erano tenute le ricoverate. 

Diritti 

Obiettori con poca coscienza. Su Domani ampi articoli per più giorni dedicati ai medici e alle strutture sanitarie che negano alle donne il diritto ad abortire. Dopo 46 anni le garanzie offerte dalla legge 194 alle donne restano sulla carta e bisogna avere la fortuna di vivere in Emilia-Romagna o in Toscana o in Trentino. In Italia i ginecologi non abortisti sono il 63,4 per cento, gli anestesisti il 40,5 per cento. Quindi quasi 7 medici su 10 non praticano l’IVG. L’ultima relazione del ministero della Salute, del 2022 con dati del 2021, dice che ad esempio in Abruzzo e in Sicilia 9 medici su 10 sono obiettori, in Campania, Puglia e Basilicata 8 su 10. E ci sono in Italia 72 ospedali con personale obiettore tra l’80 e il 100 per cento. 

La Repubblica del 2 luglio richiama poi in prima pagina il report Istat sulle molestie nei luoghi di lavoro. Il servizio di Alessandra Ziniti, con il commento di Linda Laura Sabbadini, racconta di 2,3 milioni di persone prese di mira con comportamenti inappropriati, di questi l’81 per cento sono donne, circa 2 milioni. Molto bassa la percentuale di denunce: l’87 per cento delle persone tace, soprattutto le donne, ma anche gli uomini che in genere danno meno peso a quelle che considerano sì molestie, ma non poi così gravi da dover mettere in gioco la propria posizione in azienda con una denuncia netta. Solo lo smart working ha fatto calare i casi di qualche punto percentuale. Ma del resto, come assumersi l’onere di denunciare se tocca poi alla donna subire umilianti interrogatori e non sempre sentenze favorevoli. È il caso della hostess di Malpensa che si era rivolta ad un sindacalista Cisl, Raffaele Meola, per chiedere aiuto in una vertenza sindacale. Secondo i giudici di secondo grado, però, la reazione della donna alle molestie era stata tardiva: 20 secondi esatti per reagire e quindi il dissenso non è stato mostrato chiaramente. Così l’uomo è stato assolto, malgrado le testimonianze di altre colleghe che avevano confermato certi comportamenti del sindacalista, nel frattempo allontanato dal sindacato. Vedremo cosa dirà la Cassazione, tanto più che altre sentenze definitive vanno in senso contrario e mettono in conto a volte che la vittima sia paralizzata dalla sorpresa e dalla paura. 

Maternità 

Su Avvenire si parla della Settimana sociale dei cattolici in Italia e si sottolinea come per la prima volta dei 900 delegati di diocesi e associazioni cattoliche 300 sono donne e 300 giovani. Si parlerà tra l’altro di natalità, perché come ribadisce in un’intervista il vescovo di Trieste, Enrico Trevisi, non è solo attraverso gli incentivi economici che si aiuta la natalità. A Trieste, che è la città più “vecchia” d’Italia arrivano molti giovani universitari, ma se si sposano al massimo mettono al mondo un figlio perché mancano i servizi, come dappertutto in Italia. Concetto ribadito nella pagina tutta dedicata all’inverno demografico. Osservazioni basate su un’indagine di Francesco Villari, demografo e Rettore della Bocconi e di Daniel van Wijk, dell’università di Groninga. Nelle nazioni avanzate mettere al mondo figli è una questione da ricchi. Oggi averne è prerogativa di chi può permetterselo. Non è quindi più una questione di stravolgimento dei valori, che anni fa sembrava aver colpito le fasce più agiate, ma al contrario oggi chi ha meno istruzione e redditi bassi ha minori probabilità di diventare genitore. In tutto questo l’età media del primo figlio è per le donne di oltre 31 anni. In questo caso le donne hanno raggiunto la ”parità” con gli uomini, dato che il lavoro povero ostacola anche la maternità. L’unica soluzione importante può venire dalla politica, dai redditi e dai servizi. Nella stessa pagina un esempio singolare dell’effetto culle vuote: in Finlandia, dove la situazione nascite è altrettanto critica, il problema oggi sono le scuole che si chiudono per mancanza di alunni. Una startup, Finest Future, recluta studenti con buoni voti dai paesi dell’Africa, Asia e America Latina offrendo loro un accesso a scuole di qualità e agevolazioni varie, salvando le scuole dalla chiusura e sperando anche che una volta finiti gli studi i ragazzi restino in Finlandia. A oggi hanno aderito 1.500 studenti. Una soluzione interessante anche per l’Italia dove si stima che nei prossimi 5 anni chiuderanno i battenti 1.200 scuole per mancanza di alunni. Chiara Saraceno sulla Stampa ragiona, invece, sul flop del bonus mamme; solo il 40 per cento delle potenziali aventi diritto ha fatto domanda. Perché – dice – manca l’apparato amministrativo necessario. E conclude: meno interventi spot e frammentari a favore di interventi più organici produrrebbero meno sprechi e meno delusioni. La ministra Eugenia Roccella sostiene invece che il bonus mamme è stato richiesto dal 74 per cento delle aventi diritto. Quindi un successo comunicativo. Una differenza sui numeri non da poco. Intanto, senza grande copertura da parte dei nostri quotidiani e dopo una battuta d’arresto, va avanti l’iter della legge contro la maternità surrogata. 

Buone notizie 

L’onda rosa ai vertici delle università: Maria Pierro è la nuova rettrice dell’università dell’Insubria. Doppia notizia positiva, per la nomina di Pierro, prima donna numero uno nella storia dell’ateneo e quinta in Lombardia (dopo le colleghe del Politecnico, della Cattolica, della Statale e di Bicocca), e per il fatto che anche Libero, come gli altri quotidiani, la chiama rettrice e non rettore. Premio Strega a Donatella Di Pietrantonio con il suo romanzo L’età fragile. Un libro che l’autrice dedica alle donne: “Prometto che userò la mia voce scritta e orale in difesa dei loro diritti per cui la mia generazione ha molto lottato e che oggi non sono più scontati”. 

Donne dell’altro mondo 

Jill Biden, ovvero quattro anni di presenza assidua ma molto discreta accanto al marito, ultimamente, però, ci deve essere stata una improvvisa mutazione se sulla Stampa del 3 luglio troviamo un impietoso ritratto della first lady scritto da Maria Laura Rodotà: accusata di amare troppo il potere e sostanzialmente di essere l’unica che sta spingendo perché il marito non si ritiri nella corsa alla Casa Bianca, malgrado gli evidenti limiti fisici e l’insofferenza di alcuni finanziatori che minacciano di abbandonarlo al suo destino. Così Jill Biden è passata in un attimo da moglie e mamma modello, ad attrice di un film catastrofico e possibile demiurga di una scelta che può cambiare il pianeta. Neppure l’ultima copertina di Vogue sembra esserle stata d’aiuto. Inoltre, scrive sempre Rodotà, dicono che abbia anche molto lavorato in questi anni per non far toccare palla a Kamala Harris, vice di Biden, ritornata in questi giorni e per forza di cose al centro del dibattito politico americano in vista delle prossime elezioni presidenziali. Nonostante dal 2020, dopo la sua elezione, sia uscita dai radar dei media mondiali, la sua esperienza e il suo impegno politico la rendono una delle possibili e logiche alternative a Biden nel caso in cui il presidente decidesse di ritirarsi dalla campagna elettorale. Ma a parte il Messaggero che ci offre un ritratto equilibrato della Harris, gli altri giornali italiani la trattano con sufficienza, come una scelta obbligata, (c’è chi ne sottolinea le gaffe e la risata sguaiata) ma non entusiasmante e le contrappongono Michelle Obama, lei sì brillante e autorevole. Ma l’ex inquilina della Casa Bianca, si dice disinteressata alla questione. E inoltre Kamala Harris è l’unica eventualmente, in quanto vice, a poter gestire i finanziamenti dei sostenitori. 

Cattive notizie 

Avevamo sperato di non dover dare notizia di altri femminicidi e violenze, purtroppo l’ultimo scorcio di settimana è stato un crescendo di orrori: uccisa a Roma Manuela Petrangeli, mamma di un bambino di 9 anni. L’ex compagno Gianluca Molinaro, le ha sparato dalla sua utilitaria, si è costituito poco dopo. Aveva precedenti per atti persecutori nei confronti della prima moglie. È ancora invece un giallo a Treviso la morte di Vincenza Saracino, il cui corpo senza vita è stato trovato abbandonato in una fabbrica dismessa. Due coltellate le sono state fatali, è morta per dissanguamento. La donna conosceva il suo assassino che non ha agito per rapina. Il marito, titolare di alcuni sexy shop in città, è stato il primo a dare l’allarme per la sua scomparsa. Sui due fatti c’è un commento di Assia Neumann Dayan: “Se nemmeno il pensiero di rendere orfano tuo figlio non ti ferma, non ti ferma niente. Gli uomini che ammazzano le compagne non hanno moventi diversi da gelosia, possesso, fallimento personale, vendetta, sono omicidi fini a sé stessi, non credo nemmeno siano tutti frutto di un’educazione sbagliata o della società patriarcale. Sono azioni spudorate, non c’è nemmeno il tentativo di farla franca”. Stefano Del Re e Lorena Vezzosi, 53 e 51 anni ex coniugi morti con l’auto nel Po a Casalmaggiore. Più che un incidente sembra trattarsi di un omicidio-suicidio. C’è poi la tristissima storia di una mamma che si è lanciata dalla finestra abbracciata al suo bimbo di 5 anni, sono morti entrambi. 

Giustizia 

Poco più di una breve per la condanna a 12 e 13 anni per i due unici maggiorenni del gruppo che violentò due bambine di 10 e 12 anni a Caivano. La Cassazione ha deciso che ci sarà un nuovo processo per Alex Cotoia, il ragazzo che nel 2020 uccise il padre per difendere la madre dalle sue violenze. Assolto in primo grado, condannato a 6 anni e 2 mesi in appello, ora dovrà affrontare un nuovo processo. Su Domani Giulia Merlo dà notizia del respingimento da parte della gup del tribunale di Roma della richiesta di patteggiamento da parte di Luca Richeldi, pneumologo del Policlinico Gemelli e indagato per violenza sessuale, aggravata dal rapporto fra medico e paziente. La vicenda dell’abuso su una donna di cui Richeldi era medico curante era stata resa nota da Domani. La donna ha anche rifiutato un risarcimento di 10.000 euro da parte del medico, commentando che così si dà voce anche a chi non ha avuto la forza di denunciare. Delusa la difesa del dottore secondo la quale così si andrà incontro a un dibattimento lungo e gravoso per entrambe le parti. Brutta anche la storia bolognese di una ragazza che si è buttata dalla finestra per sfuggire ai tre uomini che l’avrebbero violentata nell’appartamento di uno di loro dove l’avevano attirata con la scusa di consumare della droga insieme. Il fatto risale a maggio e sono state necessarie molte indagini da parte dei carabinieri prima di arrivare al fermo di tre uomini, due cittadini tunisini, 18 e 17 anni e un giovane italiano di 22. Molto trattata a livello locale, la notizia è stata registrata ma non approfondita nelle cronache nazionali. Poco trattata anche la motivazione della sentenza che ha evitato l’ergastolo a Zakaria Atqaoui che uccise l’ex fidanzata ventenne Sofia Castelli. Per farlo aveva rubato un mazzo di chiavi dalla casa della ragazza, si era nascosto in un armadio per sorprenderla al ritorno della discoteca e ucciderla nel sonno mentre dormiva. Malgrado tutto questo lavorìo gli sono state riconosciute le attenuanti generiche per aver ammesso le sue responsabilità, per la giovane età e per non aver avuto precedenti penali e, infine, per la sua storia disagiata e difficile, abbandonato dai genitori a 16 anni. 

Lo sport che non c’è 

Se la cronaca nera purtroppo mai ci abbandona, i giornali in lutto per l’eliminazione dell’Italia dagli Europei di calcio hanno totalmente dimenticato le nostre atlete. Zero notizie sulle ragazze della Nazionale di volley che riempie i palazzetti con un pubblico entusiasta e macina trionfi, pochissimo spazio anche per gli altri sport. Jasmine Paolini, una delle rivelazioni del tennis italiano, sesta al mondo, parla pochissimo e quasi sempre per bocca del suo allenatore, anche se la Gazzetta dello sport che l’ha sempre sostenuta, la intervista in questa settimana, ma viene oscurata da Sinner e Berrettini. Se si vuole sapere qualcosa bisogna andare sui social, dove si moltiplicano le proteste per la mancanza di copertura sugli altri sport. I dati internazionali e nazionali sulla presenza e sulla rappresentazione degli sport femminili nei media continuano ad esser critici: le notizie di sport focalizzate sulle figure femminili sono solo il 4% e spesso usano un linguaggio ancora stereotipato. Se ne è parlato il 3 luglio nella Sede di Milano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel corso di un incontro organizzato con il progetto #100esperte promosso da Gi.U.Li.A. Giornaliste e dall’Osservatorio di Pavia con il sostegno di Fondazione Bracco, in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti Lombardia, l’Alta Scuola in Media, Comunicazione e Spettacolo (Almed) dell’Università Cattolica e Fondazione Milano Cortina 2026 dedicato alle prossime Olimpiadi. Il dato di partenza è significativo: quelli di Parigi saranno i primi Giochi con una parità assoluta. Se a Parigi 1.900 avevano partecipato 22 donne (2%), a Tokyo 2020 avevano raggiunto il 48,7%. Ai prossimi Giochi Olimpici ci saranno 5.250 donne e 5.250 uomini (50%). Anche nelle Paralimpiadi si sono fatti molti passi avanti: a Roma 1960 avevano partecipato 37 donne e 161 uomini (19%); in quelle del 2024, ci saranno 235 eventi medaglia per donne (43%, su un totale di 549). Invece sui siti va fortissimo Alisha Lehmann calciatrice svizzera di grande presenza, tanto che i siti titolano sulle sue ciglia finte e sul fidanzato Douglas Luiz, più che sul suo passaggio alla Juventus femminile. 

Il prezzo di Taylor 

E per finire, qualcosa di più leggero come Taylor Swift, la cantante pop statunitense in tour per due giorni, 13 e 14 luglio a Milano. Leggero per modo di dire perché di lei dicono che con una sola parola riesca a smuovere punti di Pil e masse di elettori. Il Giornale ha fatto un po’ di conti: le prenotazioni su Airbnb sono cresciute del 250 per cento, rispetto al medesimo periodo del 2023, merito dei fan americani più ricchi che la seguono in ogni suo tour, così come sono raddoppiati i costi di treni e aerei per le due serate a Milano. E l’economia ringrazia.

Grazie alla squadra della Rassegna: Maria Teresa Manuelli, Laura Fasano, Gegia Celotti, Caterina Caparello, Luisella Seveso, Paola Rizzi e Maria Luisa Villa. Arrivederci a settembre!   

Fonte: https://giulia.globalist.it/documenti/2024/07/07/rassegna-sui-generis-la-settimana-di-notizie-sulle-donne-dall1-al-6-luglio-2024/