LA RASSEGNA SUI GENERIS DI MARZO

LA RASSEGNA SUI GENERIS DI MARZO

Una settimana di notizie sui nostri media: come e quanto si parla di donne? E quante sono le donne a scrivere del mondo. GiULiA prosegue con il suo osservatorio sui giornali in ottica di genere.

Il Corriere della Sera, La Repubblica, La Stampa, Il Giornale, Il Messaggero, Avvenire, Domani, Il Fatto quotidiano, Il Sole 24 ore, Il Manifesto, Libero, La Verità, QN, La Gazzetta dello Sport, Tuttosport.

Settimana dal 27 febbraio al 2 marzo 2024

Firme in prima pagina: 815 uomini, 237 donne;

Editoriali e commenti in prima pagina: 142 uomini e 27 donne;

Interviste: 173 uomini e 56 donne.

I numeri che leggete qui sopra sono più o meno i soliti, forse peggiorati dopo due anni di guerra in Ucraina e dal 7 ottobre 2023 in Palestina, ma non si può dire che le donne non siano state protagoniste della settimana.

Tre regine

Tra lunedì e martedì la vittoria alle regionali di Sardegna dell’ex viceministra Alessandra Todde che ha battuto Paolo Truzzu, candidato del centro destra sia pure per qualche migliaio di voti in più, catapulta sulla scena la prima protagonista. Nessuno ha sentito arrivare Alessandra Todde, donna Stem ante litteram, ingegnera informatica, sottosegretaria nei governi Conte e viceministra nel Draghi, quattro lingue parlate “tra cui anche il sardo”, una vita spesa nel lavoro da manager. Poche le notizie sulla sua vita privata fatta salva la passione per i cavalli, così la descrive Qn, anche se la direttrice Agnese Pini in un suo editoriale mette in guardia dai facili entusiasmi sul cambiamento del vento. Ma intanto Todde (pur ancora in attesa di proclamazione) ha macinato molta strada: i suoi modelli sono Katherine Johnson, matematica afroamericana che riuscì a calcolare l’orbita per arrivare sulla luna e Grazia Deledda, nuorese come lei e premio Nobel per la Letteratura nel 1926. Si rispolvera per i lettori la storia sarda: in un commento su Domani alla elezione della nuova presidente della Sardegna si ricorda che era dal XIV secolo che una donna non guidava l’Isola. La prima fu Eleonora d’ Arborea, colei che si proclamò giudice nel 1383 perché l’antico diritto regio sardo consentiva alle donne di succedere al padre o al fratello. Il trionfo di Todde incorona un’altra donna, Elly Schlein che festeggia così un anno dalla sua elezione a segretaria del PD. Marco Damilano su Domani la descrive così: è una leader che ha costruito con tenacia anche la vittoria in Sardegna, che possiede un istinto politico che tutti cominciano ad apprezzare. Nonostante la mole di stereotipi che i salotti più conformisti continuavano a rilanciare su di lei, Schlein ha costruito in questo anno un progetto basato su due elementi: una bipolarità con Meloni alla quale anche gli altri (tipo Conte) dovranno sottostare, e una campagna fatta di piccoli incontri sul territorio, il contrario di Meloni che sta autocostruendosi un monumento. Su tutte le prossime sfide elettorali Schlein parte svantaggiata. Ma è attrezzata a battersi e a suo agio quando la danno per spacciata.

Tutti i giornali, più o meno le riconoscono anche la generosità dimostrata nella vicenda sarda e il suo campo largo o campo giusto, comincia a piacere anche a molti suoi detrattori. Da questo piccolo osservatorio notiamo che anche nei suoi confronti l’atteggiamento dei giornali è cambiato e lei ne è ben consapevole. Si sente più forte dopo questa vittoria? le chiede Annalisa Cuzzocrea della Stampa che venerdì pubblica una lunga intervista alla segretaria. E lei può rispondere: è il Pd ad essere più forte.

E poi c’è Giorgia Meloni alla quale viene rimproverata in questa settimana l’arroganza mostrata nella vicenda sarda. Ci provano in verità anche da destra a rimbrottarla, ma presto si serrano le fila in sua difesa. Comunque le tre protagoniste vengono immortalate dal Sole 24 ore per due giorni consecutivi con due pagine dedicate, la seconda con 4 foto tutte di donne (Todde, Meloni, Schlein e la fotina della giornalista Lina Palmerini), mentre sulla Stampa Flavia Perina osserva che «incoronare una regina al posto dei soliti re smette di essere un dato episodico, un’eccezione che conferma la regola del potere maschile e diventa una possibile tendenza».

Diritti 

Domani approfondisce sull’iniziativa della senatrice verde francese Melanie Vogel che ha chiesto che il diritto di aborto sia iscritto nella costituzione. La proposta potrebbe diventare legge tra pochi giorni e otto francesi su dieci si dicono favorevoli. La richiesta ha il sapore di una messa in sicurezza, visto il panorama di restrizioni e passi indietro che si sta manifestando un po’ dovunque, dagli Usa all’Europa all’Italia. Questa novità non cambierebbe la situazione di difficoltà nel praticare l’aborto che si manifesta anche in tante regioni rurali francesi, dove l’obiezione di coscienza è molto alta. Ma in ogni ospedale francese la legge prevede l’obbligo di un centro dedicato all’aborto.

In uno sconfortante confronto con la situazione italiana le autrici dell’articolo sottolineano che l’attuale governo di destra da noi lavora per il no all’aborto (ha già presentato quattro proposte per limitarne l’accesso) riducendo finanziamenti ai consultori e deviandoli verso i centri pro vita. È successo in Piemonte, Veneto, Marche. 

In Francia una legge impedisce a questi centri di creare intralcio all’interruzione di gravidanza. In Italia circa il 64 per cento dei ginecologi risulta obiettore di coscienza, tanto che in Campania, Molise e provincia autonoma di Bolzano c’è una sola struttura dove si praticano aborti ogni 100.000 donne. E la somministrazione della pillola RU486 è lasciata all’iniziativa del ginecologo. La senatrice francese cita proprio la situazione italiana per sostenere la necessità di farlo entrare nella costituzione.

Interessante anche l’analisi molto dettagliata, sempre su Domani, di Eleonora Cirant sulla capacità dei movimenti pro vita nel piegare la scienza ai propri convincimenti e certo non da oggi.

Gender  

Il Papa l’ha definito nuovamente «il pericolo più brutto» che ci sia oggi poiché capace di «annullare le differenze».

Giustizia

Alessia Pifferi, la 38enne accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi: la perizia psichiatrica a cui è stata sottoposta la dichiara capace di intendere e volere, affetta da alessitimia, cioè incapace di esprimere emozioni e provare empatia per gli altri. Il giorno in cui abbandonò la piccola per stare con il compagno in lei prevalse «l’idea di donna rispetto ad un’idea di madre». Processo in qualche modo poco sereno visto che parallelamente la procura sta indagando Alessia Pontenani, avvocata dell’imputata e due psicologhe di San Vittore con l’accusa di favoreggiamento e falso ideologico. 

Femminicidi

Purtroppo non si fermano: a Lucca una donna, Maria Batista Ferreira, è stata massacrata a coltellate dal marito dal quale si stava separando. L’omicidio è avvenuto nell’albergo dove la donna si era rifugiata. Lui, Vittorio Pescaglini, si è presentato all’ultimo appuntamento con un coltello da caccia. Le aveva promesso qualche soldo in cambio della firma sulla separazione consensuale e invece l’ha uccisa.

Un altro femminicidio a Bovolenta in provincia di Padova. La vittima, Sara Buratin, 40 anni, è stata accoltellata alle spalle nel cortile della casa dove abita la madre. Il corpo del convivente Alberto Pittarello è stato individuato ed estratto dal suo furgone sommerso nelle acque del fiume Bacchiglione. La coppia aveva una figlia di 15 anni.

Il marito non era manesco 

Tristissima vicenda raccontata solo dal Messaggero di sabato: lei aveva denunciato il coniuge per violenze domestiche, ma di fronte al giudice ha ammesso: ho deciso di farlo perché mi sono fatta prendere dalle notizie che sentivo in televisione e così ho pensato di farlo anch’io. Ma in realtà ero io quella che menava forte. L’uomo è stato assolto nella Capitale, grazie pure alla testimonianza delle figlie e all’evidenza della sua inferiorità fisica rispetto alla consorte.  

Dal mondo Ilaria Salis, l’insegnante brianzola chiusa da oltre un anno in carcere in Ungheria torna a scrivere delle condizioni in cui vive: mi trattano da mostro, sono una straniera tumulata viva. Intanto tutto tace sulle disumane condizioni in cui è costretta a vivere e per rispetto all’operato e all’autonomia della giustizia ungherese (che si è fatta rumorosamente sentire per bocca del ministro Peter Szjjarto) è calato il silenzio anche sulla possibilità di concederle gli arresti domiciliari. I giornali riprendono la notizia, ma non con l’enfasi delle scorse settimane, quando le immagini di Ilaria incatenata avevano mosso l’indignazione generale.

Coraggiose Alla sessione plenaria del Parlamento europeo durissimo attacco di Yulia, vedova di Alexiei Navalny: Putin è un criminale mafioso, ha detto la donna che vuole raccogliere l’eredità del marito. Intanto in una piazza blindata di Mosca si sono svolti alla presenza di migliaia di persone i funerali dell’oppositore morto improvvisamente in carcere nella chiesa del quartiere dove viveva Navalny, alla presenza dei suoi parenti, in prima fila i due genitori Lyudmila e Anatoly. Assenti la moglie e i due figli che vivono all’estero e che non possono rischiare di tornare in patria. La mamma si è battuta con decisione per riaverne il corpo e dargli funerali pubblici, malgrado l‘ostilità delle istituzioni, le minacce e i ricatti.

Via dai seggi Dal carcere l’attivista Nargees Mohammadi Nobel 2023 invita a non andare a votare a queste elezioni “controllate da un regime dittatoriale religioso”. Sulle elezioni in Iran Repubblica ha investito in questi giorni con l’inviata Gabriella Colarusso: nei suoi reportage c’è la fotografia di un’opposizione che procede ogni giorno a piccoli passi, tanto che nelle città è facile vedere ragazze senza il velo e senza che la polizia morale intervenga, mentre per quanto riguarda le elezioni la parola d’ordine è appunto l’astensionismo. Forse per limitarne la portata le autorità hanno tenuto i seggi aperti qualche ora in più. Vedremo nei prossimi giorni se si potranno avere dati attendibili.

Culle vuote Il Giappone ha il tasso di natalità più basso del mondo e anche i matrimoni sono in picchiata come racconta il Sole 24 ore. Il premier Fumio Kishida ha definito il fenomeno come la «crisi più grave che il Giappone si trova ad affrontare» e il Governo ha annunciato «misure senza precedenti». Interventi che andrebbero a sommarsi a quelli già varati e che finora non hanno prodotto risultati. Kishida ha già stanziato quasi 24 miliardi di dollari l’anno per l’assistenza all’infanzia, raddoppiando la spesa entro il 2030. Secondo la Banca mondiale, la risposta più efficace è l’apertura governata agli stranieri. Il Giappone, dove la crisi demografica è più acuta, è storicamente chiuso all’immigrazione: gli stranieri rappresentano meno del 3% della forza lavoro. Solo di recente, si è cominciato a modificare le regole, per aprire con gradualità le frontiere. Del resto quasi un terzo della popolazione ha almeno 65 anni e l’età media è la più alta al mondo (48 anni). Secondo le stime dell’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e la previdenza sociale, nel 2070 la popolazione giapponese diminuirà di circa il 30%, scendendo a 87 milioni di persone, con quattro persone su dieci di età pari o superiore a 65 anni. Una crisi che va avanti dal 1974. Sempre secondo l’Istituto nazionale di ricerca sulla popolazione e la previdenza sociale, fino al 42% delle donne giapponesi nate nel 2005 non avrà mai figli. La disparità di genere nei modelli culturali e sociali incide in modo pesante. I congedi parentali sono ancora poco diffusi tra i padri: solo il 17% dei maschi giapponesi ne ha usufruito nel 2022, contro l’80 delle donne. Avvenire aggiunge che, secondo un sondaggio, il 60 per cento della Generazione Z preferirebbe non sposarsi mai. Tra gli adulti single oltre un terzo ha dichiarato che non desidera avere una relazione. Secondo il capo di gabinetto Hayashi «abbiamo l’ultima possibilità di invertire la tendenza entro il 2030».

Contro le torture Dal 2019 un’associazione tutta al femminile si batte contro le sofferenze inflitte ai migranti ai confini interni ed esterni della “fortezza Europa”. Stopborderviolence vuole rivendicare il rispetto dell’art 4. della carta dei diritti fondamentali dell’UE e lo sta facendo anche con una raccolta di firme.

Scomparsi Come racconta Avvenire in Cile la direttrice della “Fondazione madri e figli del silenzio”, Marisol Rodriguez, diffonde i dati della Polizia civile secondo cui durante la dittatura di Pinochet sono stati “rubati” 20 mila bambini alla nascita e inviati in Europa e USA per adozioni forzate o tratta. «In 50 anni – ha detto Rodriguez – nessun governo li ha cercati». Indagini sono in corso e la Fondazione fa pressione per fare avanzare l’inchiesta. 55 di loro sarebbero stati venduti in Italia.

Un po’ di tutto

Declinazioni Sempre grande la confusione: il presidente, la presidente, ognuno scrive a modo suo e spesso in modo diverso nella stessa pagina o nello stesso servizio. Ma anche i giornali più legati ai desiderata della premier ogni tanto sgarrano. Libero, per esempio, il 29 febbraio chiama direttrice Elisabetta Belloni (numero uno del Dis) e Silvia Conti, funzionaria di polizia unica trasferita dopo i manganelli di Pisa, la comandante del reparto mobile. Eppure è lo stesso giornale che a inizio anno aveva battezzato una prima pagina con fotona di Giorgia Meloni e il titolo “L’uomo dell’anno”.

Tormentoni Sul Fatto del 28 febbraio commento di Nanni Dulbecchi contro i grandi giornali che si occupano con paginate del caso Ferragnez (Il Corriere ha anche ripubblicato sul proprio sito la versione in inglese dell’intervista all’influencer). Nel pezzo si attacca soprattutto lei, in quanto «celebrità creata sul grado zero di talento proprio e sul massimo di credulità altrui». Intanto sul Sole interessante analisi dal punto di vista del marketing sul brand Ferragnez dal titolo: “Il brand di famiglia sotto lo stress delle crisi relazionali”. Il punto è che un marchio di questo tipo, che vale 50 milioni di euro, si basa sul mantenere l’autenticità.

Dopo 15 anni Intervista a Veronica Lario, ex moglie di Silvio Berlusconi nel salotto di Maria Latella ripresa da tutti i giornali. Commenti al vetriolo su quelli di centrodestra che la accusano di essere una miliardaria che vuol fare la vittima. Ma lei dice pochissimo e non si comprende il clamore suscitato. Qn vara una serie di interviste a donne della scienza, della cultura e dell’imprenditoria. Si comincia con Eleonora Porcu, luminare di ginecologia e fecondazione assistita. Al di là degli aspetti tecnici della conservazione degli ovuli riflette sulle opportunità ancora limitate che si aprono alle donne all’università. Basti pensare – dice –  che non c’è ancora un professore ordinario donna in ginecologia e pediatria.

Sport 

Qualcosa si muove anche se più sui quotidiani generalisti che sui due sportivi. Mercoledì 28 Repubblica intervista Sara Gama, 34 anni che lascia la nazionale femminile di calcio dopo 140 presenze in campo. I primi 100 euro di rimborso spese a sedici anni, una carriera da dirigente sportiva oggi. E in mezzo un mondo che è cambiato: le quote rosa? Non le piacciono, ma servono perché uomini e donne non hanno le stesse opportunità e le quote servono per entrare in un mondo; ci deve essere più possibilità per le bambine di giocare a calcio realizzando strutture che possano accoglierle vicino casa. Una pagina intera di intervista, sempre su Repubblica per AntonellaPalmisano, marciatrice oro nella 20 km a Tokio che ha cambiato allenatore e scelto Lorenzo Dessi, suo compagno di vita, per puntare a Parigi.

Su Tuttosport richiamo con foto delle “ragazze da sballo” (così vengono definite) di Novara e Chieri sugli scudi nel volley. Al volley all’interno è dedicata un’intera pagina con la russa Akimova leader nella vittoria dell’Igor Novara in coppa Cev con Chieri super che conquista la finale e con Conegliano e Milano che affrontano i quarti di Champions. C’è una pagina dedicata ai 100 anni dalla nascita di Aldo Giordani con un’intervista (la sola nel giornale) alla figlia Claudia che ricorda l’amore per tutti gli sport del padre. A metà strada fra sport e cronaca la denuncia di Gisela Kumpel, giornalista brasiliana contro la mascotte dell’Internacional Porto Alegre: avrebbe tentato di baciarla e le avrebbe rivolto strani gesti. Anche qui c’è un articolo sulla assoluzione del team manager della Red Bull Christian Horner. Vicenda però non ancora conclusa malgrado la fine delle indagini con l’assoluzione. Circolano infatti email anonime con foto e dialoghi imbarazzanti che farebbero pensare a qualche regolamento di conti interno. Comunque sia, grande imbarazzo.

Purtroppo c’è anche altro: in un gruppo sportivo veneto della Fisi (Federazione sport invernali) sulla chat del gruppo venivano scambiati filmati e immagini a sfondo sessuale e condivisi commenti razzisti e xenofobi. I fatti risalenti al periodo fra la fine del ’22 e la primavera del ’23 hanno portato all’apertura di un’inchiesta penale, tuttora in corso, da parte della Procura di Verona e di un’altra da parte della giustizia sportiva. Sul banco degli imputati 12 atleti di cui due minorenni e l’allenatore. Blande le decisioni assunte, metà degli accusati assolti, pene pecuniarie per gli altri, solo un mese di sospensione per il coach.

Dal web

Sul Corriere.it Gaia Piccardi sui mondiali di atletica indoor che si terranno a Glasgow; ⁠Marco Bonarrigo sul caso ginnastica ritmica di Brescia: Stefania Fogliata, accusata di maltrattamenti e condannata a due anni con il patteggiamento: l’ex coach ora vorrebbe tornare ad allenare; ⁠Lilina Golia parla di questo caso e di come l’allenatrice ammettendo di aver sbagliato, si sia scusata.

Su Skysport Pezzi sul ritorno in Nazionale, nello Short track, di Arianna Fontana, in lista per i mondiali. ⁠Vittoria di Lisa Vittozzi della terza coppa del mondo individuale di biathlon nella specialità 15km.

Su Eurosport Ciclismo su strada. Video di Vittoria Guazzini che conquista ⁠il torneo francese Le Samyn Des dames; ⁠video vittoria di Lisa Vittozzi in coppa del mondo.

E, per la serie notizie e sulle donne sportive che non troverete da nessuna parte la nostra Caterina Caparello ci segnala nella Coppa del mondo di slittino individuale la vittoria di Verena Hofer che si piazza al primo posto, mentre al terzo si posiziona Nina Zoggeler.

Grazie a tutta la squadra della Rassegna: Caterina Caparello, Gegia Celotti, Laura Fasano, Paola Rizzi, Luisella Seveso, Maria Luisa Villa.

Fonte: https://giulia.globalist.it/documenti/2024/03/03/rassegna-sui-generis-la-settimana-di-notizie-sulle-donne-dal-27-febbraio-al-2-marzo-2024/